Ho sempre sostenuto che ci sono storie che meritano di essere raccontate. Storie che quasi ti tirano per i capelli, che sembra abbiano vita propria. Storie che a volte si intrecciano, in un percorso che vedi solo tu ma che finisce per appartenere a tutti appena inizi a scrivere per raccontarlo. Una è senza dubbio quella di Rosa, l’altra è quella di Michele.
Rosa Parks
Il primo dicembre del 1955 Rosa torna a casa dopo il suo turno di lavoro da sarta a Montgomery, in Alabama. Aspetta l’autobus che la porterà a casa. Quando arriva si accorge che ci sono pochi posti liberi. Lei occupa il primo disponibile. Dopo tre fermate l’autista chiede a Rosa di alzarsi. Deve cedere il posto ad un passeggero bianco appena salito. Già, perchè siamo in Alabama, siamo nel 1955 e la segregazione razziale è tangibile, palpabile come fosse viva. Rosa è di colore ma non si alza, in maniera gentile ed educata dice all’autista che vuole restare al suo posto, che ne ha il diritto, come qualunque altro essere umano. Il conducente a quel punto scende, chiama la polizia e Rosa viene arrestata. Quella notte, cinquanta leader della comunità afroamericana, guidati dal reverendo Martin Luther King diedero il via alla protesta conosciuta come “boicottaggio degli autobus a Montgomery“. Dopo 381 giorni di proteste la corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò le leggi di segregazione razziale presenti in Alabama incostituzionali, abolendole. Lei era Rosa Parkse da quel giorno diventa una icona per il movimento dei diritti civili.
Contro il pre-giudizio
La sua storia si intreccia con un’altra, toccando sempre il tema dei diritti. Di quelli che dovrebbero essere uguali per tutti. Il maestro Castellacci è salito su un treno in direzione Roma, diretto verso i campionati di Gym boxe che si terranno il 17 ed il 18 Novembre 2018 presso il Pala Santoro. E’ un viaggio che ha radici lontane, lunghe quasi un anno. Riavvolgiamo per un momento il nastro. Perchè questa è una storia che, come quasi tutto quello che riguarda la palestra di Viale Trieste 143, merita di essere raccontata. E’ una storia di uomini e di diritti, di rispetto e di passione.
L’anno scorso, nella conferenza stampa di presentazione del 4° Trofeo Carlo Castellacci, uno dei temi sul tavolo era quello legato all’eguaglianza. Sfida al pre-giudizio (col trattino, come amano scriverla loro) l’avevano all’epoca definita i maestri della Pugilistica Rodigina. Il pre-giudizio da abbattere era quello legato alla norma che non permetteva agli atleti con qualunque tipo di disabilità di frequentare le palestre di pugilato. Si sa, non si smette mai di essere combattenti e da quel dicembre di un anno fa le battaglie e le pressioni che sono partite anche da Viale Trieste 143 hanno portato la FPI ad abolire un divieto fuori dal mondo e di consentire dunque il libero accesso alle palestre a qualunque persona munita di un corretto certificato medico e che possa essere adeguatamente seguita.
Michele Brusaferro
Sul treno, accanto al maestro Castellacci siede Michele Brusaferro, atleta della Pugilistica Rodigina e stimato avvocato rodigino. Michele è portatore di disabilità, ma è anche un guerriero. Oggi e domani, insieme al maestro, proverà a partecipare al Campionato Italiano di Gym Boxe al quale si è regolarmente iscritto e per il quale ha un validissimo certificato medico sportivo agonistico. Ama la boxe ed è stato uno dei più convinti sostenitori della battaglia per l’accesso ai disabili delle palestre di boxe. Alle 9 di sabato 17 sosterrà le operazioni di peso e non sappiamo ancora se sarà squalificato per la sua disabilità o sarà (come tutti speriamo) ammesso ai combattimenti nella sua categoria di peso e di età. Sarà questa la vera battaglia, quella della palestra, la sua, la nostra.
Il maestro Castellacci, sentito al telefono, mi ha detto : “Michele è un guerriero, non combatte una battaglia per lui, ma per quelli che verranno dopo”. Come una bomba che esplode, oltre al boato c’è l’onda d’urto. E’ quella che Michele spera di creare per arrivare alla sensibilizzazione su un tema che riguarda tutti noi. Che è quello dell’accesso allo sport agonistico da combattimento anche ad atleti con disabiltà purchè muniti di regolare certificato e contestualizzati sportivamente. Perchè la parità non sia solo una parola, ma abbia un senso, denso, profondo. Perchè Michele sa’ che sta per intraprendere una lotta impari e sul ring il suo avversario non sarà in carne ed ossa. Si batterà contro i pre-giudizi, per i diritti di tutti. E noi dovremo essere a con lui, pronti a sostenerlo. La Pugilistica Rodigina è già al suo fianco. Come Martin Luther King con Rosa.
Foto: Pugilistica Rodigina. Grazie ad Alessandro Effe ed itRovigo, l’articolo originale a questo link.