Mi è capitato una volta sola di salire sul ring di Viale Trieste 143, in una sessione di guanti con un altro atleta. Solo quando sei lì ed hai di fronte il tuo avversario e suona la campana e sai che dovrai avanzare per provare a mandar via le tue paure, capisci l’importanza di avere all’angolo persone speciali. Tre di questi si trovano in Pugilistica Rodigina e sono i maestri Brancalion, Pizzardo e Cristiano Castellacci. Dei primi due abbiamo già parlato, di quest’ultimo, vi raccontiamo oggi.
Cristiano entra in Pugilistica Rodigina all’età di 5 anni, facendo della noble art un vero e proprio stile di vita. In questo lo aiuta anche l’ambiente familiare, in casa si mangia pane e boxe e, oltretutto, ha un fratello che è un vero e proprio talento. E’ una presenza ingombrante, Cristiano si deve ancora formare mentre Alberto è un pugile fatto, anche dal punto di vista fisico. L’ideale cambio di consegne avviene, purtroppo, nel momento peggiore per Alberto, nel momento dell’incidente prima dell’incontro per il titolo italiano contro Dall’Aquila. A quel punto è Cristiano a raccogliere l’eredità familiare del pugilato per portala avanti.
I suoi compagni di allenamento
In Viale Trieste 143 è uno dei momenti migliori, tanti i talenti che si allenano con la Pugilistica : Brancalion, Piffanelli, Ferracin, Indani, Cominato, Zuntini. Tanti nomi che formavano una squadra veramente unica. Quando lui e Carlo Brancalion avevano le sessioni di guanti le persone partivano dalla piazza per andare a vederli in palestra. Cristiano va avanti per la sua strada, il suo sogno sono le Olimpiadi di Barcellona del 1992 che gli vengono negate a causa di un brutto infortunio alla mano destra. Colleziona in carriera 180 incontri vestendo per ben 36 volte la maglia della Nazionale (un record per la Pugilistica).
La famiglia ed il futuro
Oggi Cristiano è un uomo che ha preso, con rispetto ed umiltà, le redini di della Pugilistica Rodigina (insieme a Brancalion e Pizzardo) con l’obiettivo di poter regalare ad uno degli atleti quel sogno olimpico che a lui è stato negato dal destino. Nella sua vita, come fari che lo aiutano ad orientarsi, i suoi familiari. Una presenza costante, a volte silenziosa ma sempre preziosa. La moglie Patrizia e i figli Niccolò ed Anita. E’ anche (e soprattutto) grazie a loro se oggi Cristiano trova le forze necessarie per guardare al futuro della Pugilistica, consapevole che l’eredità raccolta è pesante, anche se ci si è accostati con deferenza. Oltretutto, in Viale Trieste 143, c’è da tenere d’occhio suo figlio Niccolò, un cognome pesante da portare ma un talento che riconoscono in molti. Toccherà a lui portare avanti la generazione dei Castellacci nella boxe.